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Maratona di NY vista da Albanesi
4 partecipanti
RunnersItalia :: VARIE :: A Ruota Libera
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Maratona di NY vista da Albanesi
Vi apro questo post preso dal sito di Albanesi che, anche se non simpatico a tutti, spesso lo condivido. Come in questo caso per esempio.
Adesso la diavola Federcocca potrà dire la sua senza andare OT
Purtroppo continuano a chiedermi se ho corso la maratona di New York. Rispondo sempre con molta pazienza che "no, non l'ho corsa, né mai la correrò". L'espressione un po' stupita del mio interlocutore mi obbliga a motivare le mie parole. Vista l'esperienza in materia, alla fine ho coniato un termine che mi consente di premettere un concetto che per me è fondamentale: non corro la maratona di New York perché non sono nycmaniaco. Questo termine probabilmente entrerà nel gergo della corsa come è entrato il termine sacchettaro, che ho avuto il piacere di sentire usare anche da chi non sapeva di avere di fronte il creatore del neologismo.
In senso stretto, la nycmania (da New York City Marathon) è il desiderio ossessivo di correre un giorno la maratona di New York, vista come massima espressione della vita del runner.
Voglio correre la maratona! Maratoneti per forza...
Molti neofiti della corsa (magari provenienti da altri sport) puntano subito a correre la maratona, come massima espressione della corsa. Da un punto di vista tecnico ciò è profondamente sbagliato perché un principiante (anche con un fisico già molto allenato perché proveniente da altri sport) non ha ancora la carrozzeria resistente per una gara così impegnativa. Il risultato è che molti si rompono durante la preparazione, magari proprio pochi giorni prima della gara.
Quindi il primo errore è
identificare la maratona come l'unica certificazione della caratura atletica dello sportivo.
New York City marathon1) Si dovrebbe fare sport per stare meglio e quindi il punto fondamentale è che occorre assecondare la predisposizione naturale del proprio corpo. Nella popolazione solo il 10-12% è naturalmente predisposto per la maratona; il rimanente o è veloce (la classica struttura del calciatore o della pallavolista) con fibre veloci in abbondanza o, al più, ha doti da mezzofondista veloce (fino ai 10000 m). Per il maratoneta per forza (MPF) sembra che non si sia runner se non si corre una maratona. Questo è profondamente sbagliato. Quello che dà la caratura di un runner è il suo miglior risultato. Correre la maratona in 3h30' è sicuramente meno valido di correre un 5000 m in 20'. Se non si è convinti, basta porsi la domanda: è meglio fare il record del mondo sui 5000 m o arrivare a 20' da Gebrselassie in una maratona? Questo esempio è la traduzione del rapporto 20' sui 5000 m - 3h30' nella maratona. Solo chi non capisce di tempi può credere che finire una maratona sia sempre meglio che correre un 5000 veloce.
2) Non si deve ricercare a tutti i costi la visibilità attraverso la distanza. Questo è l'obiettivo dell'MPF. Poiché chi è al di fuori del mondo della corsa non capirebbe che correre un 5000 m sotto i 20' è un'impresa che solo pochi (nella popolazione) riescono a compiere, ecco che la maratona diventa il tramite con cui aumentare la propria visibilità. "Ho corso la maratona", ed ecco che gli occhi dell'interlocutore (cui correre per 42 km sembra un'impresa eccezionale, a prescindere dal tempo - errore per ignoranza) si illuminano di ammirazione.
3) Non si deve ricercare a tutti i costi la visibilità attraverso il piazzamento. Piazzarsi bene in una maratona è più semplice per il banale fatto che l'allenamento conta percentualmente molto rispetto a distanze dove senza doti naturali non si va lontano (è un po' come riuscire bene a scuola solo perché si studia 12 ore al giorno! I secchioni non sono mai stati simpatici a nessuno…). Chi ci dà un paio di minuti nei 10000 m, in maratona può prendere anche mezz'ora per aver sottovalutato l'importanza di un allenamento ad hoc. Sulle distanze brevi chi è più dotato di noi, anche se si allena male, spesso ci arriva davanti.
4) Non si deve ricercare la propria autostima attraverso la realizzazione dell'impresa. Ciò vuol dire che la nostra autostima è e rimarrà fragilissima, in balia del prossimo fallimento. L'MPF con bassa autostima cosa fa? Sceglie una sfida che è impossibile perdere: arrivare a finire una maratona ci arrivano tutti, magari strisciando e magari al secondo o terzo tentativo. In Italia ci sono quasi 36.000 maratoneti. Quanti di questi riescono a correre i 5000 in meno di 20' (fra l'altro un tempo nemmeno da campione)? Probabilmente meno del 20%. Quindi se si cerca di costruire la propria autostima, lo si faccia capendo che per stimarsi basta buttare il cuore oltre il traguardo, a prescindere dal risultato, sia cronometrico sia di posizione. Questa convinzione costruirà un'autostima granitica, al riparo da ciò che succede e, soprattutto, dal giudizio altrui.
NOTA - Questo articolo non vuole dissacrare la maratona, gara bellissima, anzi. Vuol solo evitare che l'unica direzione del runner sia la maratona perché in tal caso non si è più runner, si è, ripeto, maratoneti per forza.
Dimenticavo. Questo articolo potrebbe sembrare partorito da chi non ha un buon rapporto con la maratona. Invece (siccome ritengo che parlare per invidia sia sempre esempio di stupidità) ne ho corse una decina e ho stabilito il mio record a 49 anni con un tempo mediocre (2h58'43") ma che mi abilita a dire la mia…
Perché New York?
Arriviamo ora al nycmaniaco. Perché la nycmania è uno stato patologico (scherzo, ma non troppo!)?
Sicuramente molti di voi mi hanno conosciuto grazie al mondo della corsa; ancora oggi questo mondo porta al sito tanti nuovi visitatori, alcuni dei quali poi magari scoprono anche la sezione Alimentazione e la sezione Felicità (che per me è la più importante); a volte, arrivati su quest'ultima, cambiano il giudizio che hanno di me, declassandomi da Dio che ha fatto loro correre la maratona in meno di X (salvando la loro autostima e dando un senso alla loro vita) a mentecatto dalle idee strane. Poco male, io ho sempre creduto che non si possa scindere una nostra attività dal resto della nostra vita e che come la facciamo sia indicativo della nostra personalità. Anche correre la maratona lo è.
Correre a New York è un indicatore esistenziale. Infatti continuo a credere che andare a New York sia una forma di esibizionismo o, detto in termini più "psicologici" e vicini al mio sentire, che sia un indicatore di apparenza. Chi va per farci la maratona non riesce a fare turismo per i tempi stretti del viaggio e la necessità di non ammazzarsi di fatica; né può sperare di fare il tempo, visto che l'affollamento iniziale e il percorso fanno perdere molto. I più romantici parlano di "atmosfera" (come si fa a parlarne, se non ci si è mai stati?), di "magia" e altre cavolate simili. In realtà l'atmosfera è quella che loro creeranno parlando dell'esperienza agli amici, vantandosi implicitamente di essere grandi runner perché hanno corso la maratona di New York.
Diversi i VIP che hanno partecipato all'edizione 2011 fra cui una schiera di politici, ben 14 parlamentari dei vari schieramenti guidati dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.
Per smascherare la loro apparenza (che è quella di tutti i nycmaniaci), la loro ricerca di visibilità, anche se so che nessuno di loro mi risponderà, vorrei fare ai politici dei due schieramenti una domanda banale: visto che non perdono occasione per spingere e difendere il made in Italy, perché sono andati a New York e non a Firenze o a Venezia?
Il fascino
A questo punto alcuni non si saranno ancora convinti perché, al di là di ogni dubbio, New York ha un notevole fascino per chi corre, un'atmosfera unica ed eccezionale.
Vero, ma le persone vanno a New York esattamente come i giovani vanno ai raduni dove con altri 50.000 si sentono meno anonimi nell'ascoltare la loro musica preferita.
Sul fascino di New York ascoltiamo le parole di Giacomo Leone (vincitore nel 1996): "in quel giorno tutti gli abitanti scendono in strada per tifare per tutti gli atleti che vi partecipano". L'amatore quel giorno si sente un campione, "appare" un campione, si sente importante.
Per essere (e non solo sentirmi) importante mi bastano le cose che amo, non devo andare fino a New York.
Adesso la diavola Federcocca potrà dire la sua senza andare OT
Nycmania
Purtroppo continuano a chiedermi se ho corso la maratona di New York. Rispondo sempre con molta pazienza che "no, non l'ho corsa, né mai la correrò". L'espressione un po' stupita del mio interlocutore mi obbliga a motivare le mie parole. Vista l'esperienza in materia, alla fine ho coniato un termine che mi consente di premettere un concetto che per me è fondamentale: non corro la maratona di New York perché non sono nycmaniaco. Questo termine probabilmente entrerà nel gergo della corsa come è entrato il termine sacchettaro, che ho avuto il piacere di sentire usare anche da chi non sapeva di avere di fronte il creatore del neologismo.
In senso stretto, la nycmania (da New York City Marathon) è il desiderio ossessivo di correre un giorno la maratona di New York, vista come massima espressione della vita del runner.
Voglio correre la maratona! Maratoneti per forza...
Molti neofiti della corsa (magari provenienti da altri sport) puntano subito a correre la maratona, come massima espressione della corsa. Da un punto di vista tecnico ciò è profondamente sbagliato perché un principiante (anche con un fisico già molto allenato perché proveniente da altri sport) non ha ancora la carrozzeria resistente per una gara così impegnativa. Il risultato è che molti si rompono durante la preparazione, magari proprio pochi giorni prima della gara.
Quindi il primo errore è
identificare la maratona come l'unica certificazione della caratura atletica dello sportivo.
New York City marathon1) Si dovrebbe fare sport per stare meglio e quindi il punto fondamentale è che occorre assecondare la predisposizione naturale del proprio corpo. Nella popolazione solo il 10-12% è naturalmente predisposto per la maratona; il rimanente o è veloce (la classica struttura del calciatore o della pallavolista) con fibre veloci in abbondanza o, al più, ha doti da mezzofondista veloce (fino ai 10000 m). Per il maratoneta per forza (MPF) sembra che non si sia runner se non si corre una maratona. Questo è profondamente sbagliato. Quello che dà la caratura di un runner è il suo miglior risultato. Correre la maratona in 3h30' è sicuramente meno valido di correre un 5000 m in 20'. Se non si è convinti, basta porsi la domanda: è meglio fare il record del mondo sui 5000 m o arrivare a 20' da Gebrselassie in una maratona? Questo esempio è la traduzione del rapporto 20' sui 5000 m - 3h30' nella maratona. Solo chi non capisce di tempi può credere che finire una maratona sia sempre meglio che correre un 5000 veloce.
2) Non si deve ricercare a tutti i costi la visibilità attraverso la distanza. Questo è l'obiettivo dell'MPF. Poiché chi è al di fuori del mondo della corsa non capirebbe che correre un 5000 m sotto i 20' è un'impresa che solo pochi (nella popolazione) riescono a compiere, ecco che la maratona diventa il tramite con cui aumentare la propria visibilità. "Ho corso la maratona", ed ecco che gli occhi dell'interlocutore (cui correre per 42 km sembra un'impresa eccezionale, a prescindere dal tempo - errore per ignoranza) si illuminano di ammirazione.
3) Non si deve ricercare a tutti i costi la visibilità attraverso il piazzamento. Piazzarsi bene in una maratona è più semplice per il banale fatto che l'allenamento conta percentualmente molto rispetto a distanze dove senza doti naturali non si va lontano (è un po' come riuscire bene a scuola solo perché si studia 12 ore al giorno! I secchioni non sono mai stati simpatici a nessuno…). Chi ci dà un paio di minuti nei 10000 m, in maratona può prendere anche mezz'ora per aver sottovalutato l'importanza di un allenamento ad hoc. Sulle distanze brevi chi è più dotato di noi, anche se si allena male, spesso ci arriva davanti.
4) Non si deve ricercare la propria autostima attraverso la realizzazione dell'impresa. Ciò vuol dire che la nostra autostima è e rimarrà fragilissima, in balia del prossimo fallimento. L'MPF con bassa autostima cosa fa? Sceglie una sfida che è impossibile perdere: arrivare a finire una maratona ci arrivano tutti, magari strisciando e magari al secondo o terzo tentativo. In Italia ci sono quasi 36.000 maratoneti. Quanti di questi riescono a correre i 5000 in meno di 20' (fra l'altro un tempo nemmeno da campione)? Probabilmente meno del 20%. Quindi se si cerca di costruire la propria autostima, lo si faccia capendo che per stimarsi basta buttare il cuore oltre il traguardo, a prescindere dal risultato, sia cronometrico sia di posizione. Questa convinzione costruirà un'autostima granitica, al riparo da ciò che succede e, soprattutto, dal giudizio altrui.
NOTA - Questo articolo non vuole dissacrare la maratona, gara bellissima, anzi. Vuol solo evitare che l'unica direzione del runner sia la maratona perché in tal caso non si è più runner, si è, ripeto, maratoneti per forza.
Dimenticavo. Questo articolo potrebbe sembrare partorito da chi non ha un buon rapporto con la maratona. Invece (siccome ritengo che parlare per invidia sia sempre esempio di stupidità) ne ho corse una decina e ho stabilito il mio record a 49 anni con un tempo mediocre (2h58'43") ma che mi abilita a dire la mia…
Perché New York?
Arriviamo ora al nycmaniaco. Perché la nycmania è uno stato patologico (scherzo, ma non troppo!)?
Sicuramente molti di voi mi hanno conosciuto grazie al mondo della corsa; ancora oggi questo mondo porta al sito tanti nuovi visitatori, alcuni dei quali poi magari scoprono anche la sezione Alimentazione e la sezione Felicità (che per me è la più importante); a volte, arrivati su quest'ultima, cambiano il giudizio che hanno di me, declassandomi da Dio che ha fatto loro correre la maratona in meno di X (salvando la loro autostima e dando un senso alla loro vita) a mentecatto dalle idee strane. Poco male, io ho sempre creduto che non si possa scindere una nostra attività dal resto della nostra vita e che come la facciamo sia indicativo della nostra personalità. Anche correre la maratona lo è.
Correre a New York è un indicatore esistenziale. Infatti continuo a credere che andare a New York sia una forma di esibizionismo o, detto in termini più "psicologici" e vicini al mio sentire, che sia un indicatore di apparenza. Chi va per farci la maratona non riesce a fare turismo per i tempi stretti del viaggio e la necessità di non ammazzarsi di fatica; né può sperare di fare il tempo, visto che l'affollamento iniziale e il percorso fanno perdere molto. I più romantici parlano di "atmosfera" (come si fa a parlarne, se non ci si è mai stati?), di "magia" e altre cavolate simili. In realtà l'atmosfera è quella che loro creeranno parlando dell'esperienza agli amici, vantandosi implicitamente di essere grandi runner perché hanno corso la maratona di New York.
Diversi i VIP che hanno partecipato all'edizione 2011 fra cui una schiera di politici, ben 14 parlamentari dei vari schieramenti guidati dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.
Per smascherare la loro apparenza (che è quella di tutti i nycmaniaci), la loro ricerca di visibilità, anche se so che nessuno di loro mi risponderà, vorrei fare ai politici dei due schieramenti una domanda banale: visto che non perdono occasione per spingere e difendere il made in Italy, perché sono andati a New York e non a Firenze o a Venezia?
Il fascino
A questo punto alcuni non si saranno ancora convinti perché, al di là di ogni dubbio, New York ha un notevole fascino per chi corre, un'atmosfera unica ed eccezionale.
Vero, ma le persone vanno a New York esattamente come i giovani vanno ai raduni dove con altri 50.000 si sentono meno anonimi nell'ascoltare la loro musica preferita.
Sul fascino di New York ascoltiamo le parole di Giacomo Leone (vincitore nel 1996): "in quel giorno tutti gli abitanti scendono in strada per tifare per tutti gli atleti che vi partecipano". L'amatore quel giorno si sente un campione, "appare" un campione, si sente importante.
Per essere (e non solo sentirmi) importante mi bastano le cose che amo, non devo andare fino a New York.
Ospite- Ospite
Re: Maratona di NY vista da Albanesi
Grazie caro ADB!
Ho letto tutto il pensiero di Albanesi e in questo caso mi trovo d' accordo su tutto. Sulla prima parte, quella della maratona per forza: in effetti io non sono tra i cattivi, se consideriamo che fino a luglio dello scorso anno giuravo che non ne avrei mai corsa una.
E poi sul pensiero di quella di New York. Concordo in tutto e per tutto e penso che in Italia abbiamo città e posti splendidi senza bisogno di andare dall' altra parte dell' Oceano. Io di maratone ne ho corse solo due, ma credo che la Barchi non abbia davvero nulla, ma nulla, da invidiare a NY. Come ho già scritto, il fatto che alla partenza ci siano tre milioni e mezzo di persone non è un valore aggiunto, anzi. Il valore aggiunto te lo da la gente che ti incita per strada, il sorriso dei volontari, la cura nei particolari, che manifestazioni come NY forse nemmeno hanno, almeno a detta di chi già le ha corse.
Io poi, ribadisco, per quanto prima o poi correrò a Roma, Firenze e Venezia perchè sicuramente ne vale la pena, non giustifico i costi così elevati di iscrizione che queste manifestazioni hanno rispetto, magari, ad una Collemar-athon. Mi dispiace poi che manifestazioni come quest ultima abbiano solo un migliaio di presenze solo perchè non sono famose come quelle citate sopra. Vi garantisco che quei 30 € sono stati i meglio spesi degli ultimi anni...
Ho letto tutto il pensiero di Albanesi e in questo caso mi trovo d' accordo su tutto. Sulla prima parte, quella della maratona per forza: in effetti io non sono tra i cattivi, se consideriamo che fino a luglio dello scorso anno giuravo che non ne avrei mai corsa una.
E poi sul pensiero di quella di New York. Concordo in tutto e per tutto e penso che in Italia abbiamo città e posti splendidi senza bisogno di andare dall' altra parte dell' Oceano. Io di maratone ne ho corse solo due, ma credo che la Barchi non abbia davvero nulla, ma nulla, da invidiare a NY. Come ho già scritto, il fatto che alla partenza ci siano tre milioni e mezzo di persone non è un valore aggiunto, anzi. Il valore aggiunto te lo da la gente che ti incita per strada, il sorriso dei volontari, la cura nei particolari, che manifestazioni come NY forse nemmeno hanno, almeno a detta di chi già le ha corse.
Io poi, ribadisco, per quanto prima o poi correrò a Roma, Firenze e Venezia perchè sicuramente ne vale la pena, non giustifico i costi così elevati di iscrizione che queste manifestazioni hanno rispetto, magari, ad una Collemar-athon. Mi dispiace poi che manifestazioni come quest ultima abbiano solo un migliaio di presenze solo perchè non sono famose come quelle citate sopra. Vi garantisco che quei 30 € sono stati i meglio spesi degli ultimi anni...
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Località : Divisa corpo e cuore tra Parma e Reggio Emilia
Re: Maratona di NY vista da Albanesi
con questo non voglio dire che NY non sia bella ed ognuno ha il diritto di spendere i soldi dove e come vuole per poi:
non dite che le altre maratone sono care dato che costano 1/10 e giustificando il fatto che NY è NY (a mio avviso se li sogna i passaggi che ha Roma, Firenze e Venezia).
Ovviamente c'è una parte di runner (minoranza) che la corre per farla ed ha già corso tante altre gare.
non dite che le altre maratone sono care dato che costano 1/10 e giustificando il fatto che NY è NY (a mio avviso se li sogna i passaggi che ha Roma, Firenze e Venezia).
Ovviamente c'è una parte di runner (minoranza) che la corre per farla ed ha già corso tante altre gare.
Ospite- Ospite
Re: Maratona di NY vista da Albanesi
Non ho mai visto New York ... mai fatto la maratona ... ma non mi ispira un pò per il costo spropositato che con quel che mi costa quella gara mi faccio tutte le gare italiane per almeno un paio d'anni ... troppa gente ... e non so ma non mi ispira come città, non la trovo poi così bella e magari sbaglio infondo non l'ho mai vista ma la vedo "cemento".
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Re: Maratona di NY vista da Albanesi
Ho il tuo stesso pensiero Eliana!
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Re: Maratona di NY vista da Albanesi
Nemmeno se mi pagano la faccio!
Violetta- Run like a Pink
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Re: Maratona di NY vista da Albanesi
appena avrò tempo (tra 12 anni vado in pensione , tutto sommato ancora giovane) e soldi da spendere....il mio obiettivo sarà correre o meglio partecipare ai più bei trail d'europa
Ospite- Ospite
Re: Maratona di NY vista da Albanesi
A me piacerebbe farla, esattamente come piacerebbe fare Berlino, Londra, Parigi anche se visti i prezzi sarà difficile farne qualcuna...
E' anche vero però che queste ormai più che maratone sono eventi mediatici fatti solo per attirare gente, NY in particolare.
Ho letto un articolo dove si parlava addirittura di correre due maratone di NY,una al sabato e l'altra alla domenica, per poter accontentare tutte le rischieste di partecipazione...questo la porterebbe allo scadimento secondo me.
E' anche vero però che queste ormai più che maratone sono eventi mediatici fatti solo per attirare gente, NY in particolare.
Ho letto un articolo dove si parlava addirittura di correre due maratone di NY,una al sabato e l'altra alla domenica, per poter accontentare tutte le rischieste di partecipazione...questo la porterebbe allo scadimento secondo me.
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