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INFORTUNI: "Il dolore è inevitabile ma la sofferenza è facoltativa"

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Messaggio Da zivago Mar 15 Nov 2016, 13:14

Il dolore è inevitabile ma la sofferenza è facoltativa.

Apro questa discussione agganciandomi al seguente post:
https://runnersitalia.forumattivo.it/t1227p420-la-gara-del-giorno#70239
e citando...
castoro ha scritto: … è vero, tutti noi runners corriamo sopra il dolore, ci intestardiamo che prima o poi passerà da solo e tantissime volte l'ho fatto senza se e senza ma, senza mai nasconderlo o trovando scuse…
Sfuggente castoro,
hai precisato bene la tua posizione professionale ma hai eluso le mie domande. Very Happy
Ora le ripropongo…
Tu, nostro còcce, già diplomato ISEF, in qualità di operatore olistico, prossimo massoterapista, nonché preparatore atletico del forum; cosa consigli, a noi podisti amatoriali, qualora ci trovassimo ad avere dei dolori (la cui soglia è molto soggettiva) più o meno forti? Dobbiamo continuare a correre, oppure attendere che i dolori passino?

A proposito di infortuni: per un runner di medie percorrenze (800-1200 Km/anno stando alla nostra classifica Forrest Gump) qual'è la soglia di attenzione o di pericolo? Quanti infortuni sono da ritenersi fisiologici nel corso di un paio d'anni?

Io non sono un esperto del running: mi limito a correre “a sensazione”; faccio le tapasciate della mia zona; frequento un po' la locale società podistica partecipando alle iniziative di volontariato sociale che organizza; seguo le conferenze sullo sport che ogni tanto gli Enti Locali e le società sportive propongono; seguo questo forum e ne leggiucchio altri.
Da quel che vedo, leggo e constato, il problema degli infortuni per i podisti (come anche per i ciclisti o gli escursionisti alpini)  riguarda soprattutto gli ultra-quarantenni. In genere sono dovuti all'improvvisazione, alla sopravvalutazione delle proprie doti atletiche, all'inadeguatezza fisica (sovrappeso) e, non da ultimo, all'ansia da prestazione che li spinge all'imprudenza o addirittura alla sconsideratezza.
Invece i giovani (ahinoi in minoranza), pur essendo sportivamente molto più attivi, sono invece più regolari, per certi versi anche più prudenti, meno tesi al solo risultato (sono giocherelloni e tra di loro "fanno banda"), sono meno “sboroni”, non tanto assatanati dalla foga di correre ad ogni costo, non così presi da certi atteggiamenti e miti dello sport-edonismo.

Ma perché cosi tanti runner over 40 arrivano a certe esagerazioni? Perché compiono delle sciocchezze che addirittura portano a farsi del male? Lo sport, anche nella sua componente agonistica, non dovrebbe invece essere divertimento, salute e bellezza?
Che spiegazione dare a certe rischiose assurdità?

Io non ho convinzioni certe; per ora ho solo una (ce ne saranno tante) parziale spiegazione. Basandomi su quel che vedo attorno, ma anche sulla mia personale vicenda, credo che l'impulso maggiore che spinge i 40-50-60enni a praticare lo sport in modo forsennato sia dato dalla paura.
Sì, proprio la paura! La paura dell'indebolimento fisico, la paura dell'abbrutimento estetico, la paura dell'invecchiamento. Il correre diventa, in definitiva, una specie di esorcismo contro la morte. Corriamo, sudiamo, soffriamo, imprechiamo: per non scivolare in basso lungo il piano inclinato su cui scorre la nostra vita. Ci aggrappiamo con le unghie e con i denti per resistere ad un declino che è inesorabile ma che… forse  INFORTUNI: "Il dolore è inevitabile ma la sofferenza è facoltativa" 3884414657  il running renderà meno precipitoso.

Buone corse a tutti. INFORTUNI: "Il dolore è inevitabile ma la sofferenza è facoltativa" 3524214560
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Messaggio Da Pablo Mar 15 Nov 2016, 21:48

Interessante Zivago,
come tanti tuoi thread che, sono sincero, leggo attentamente ma a volte non condivido e forse per la troppa profondità del messaggio ne prendo atto ma non replico vorrei questa volta spiegare il mio modo di intendere il running.

Tralasciando il periodo del calcio che per ovvi motivi dava agonismo e spirito di squadra, intraprendo l'attività di runner in quanto con l'età il colesterolo si alzava, la pressione sanguigna anche e il sangiovese e gli insaccati sono nel mio credo di vita;
ho poi smesso dalla sera alla mattina di fumare nel 2008 ed eccomi qua.

Per fare in modo di fare coesistere, bilanciando i valori di questi elementi, la corsa mi è sembrata da subito una buona medicina e gli esami parlano chiaro però c'è un però:
rimango quell'agonismo per cui non mi limito a tapasciare o pedalare su una cyclette davanti alla tv ma unisco il tutto con una sana competizione contro me stesso e contro il cronometro,
sana competizione che volente o nolente ripercuote i suoi nefasti effetti sugli infortuni che, purtroppo, l'entità delle gravità sono quasi sempre non valutabili.
Qualsivoglia runner ha sempre qualcosa che però passa, poi passa, ma tanto passa, è passato e provo e così via.

I miei fino ad ora ( e non lo nego tocco qualsiasi cosa in questo istante ) sono alla fine acciacchi che chiamerò di routine, muscoletti, tendini, ossicini che però prevedono uno stop e tutte le volte sono a lamentarmi di non avere terminato le tabelle che con tanta passione il nostro Castoro mi prepara in funzione delle mie tre gare annuali.

Quindi non sarei così categorico Zivago con la "sindrome del runner", io per esempio lo faccio prevalentemente con un vero valore salutare per i motivi di cui sopra, scivolo poi nel girone dell'agonismo è vero ma mentre lo faccio ti assicuro che all'invecchiamento ed all'immortalità non ci penso minimamente.
Buone cose,
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Messaggio Da castoro Mer 16 Nov 2016, 06:51

Carissimo Zivago, inizio col rispondere che non è vero che i giovani sono prudenti e poco competitivi, anzi è totalmente l'opposto, basta vedere come si/ti guardano in cagnesco se solo osi provare a salutarli durante il riscaldamento, in grigia o durante la gara.
Loro, al contrario della maggioranza dei 40enni ed over vivono la gara esclusivamente per la prestazione ed il tempo.
Non dico che non ci siano 40enni ed over che si comportano allo stesso identico modo, ma la percentuale è nettamente inferiore rispetto ai giovani.
Loro non esagerano ? Hai mai visto una loro tabella di allenamento ?
La loro "fortuna" è che sono giovani, anche io a 20 anni anche senza allenarmi partecipavo a gare di triathlon, ottenendo buoni risultati e gli infortuni non sapevo nemmeno cosa fossero ...
Riguardo gli infortuni, c'è una componente che non va sottovalutata è che è la predisposizione.
Ci sono persone "fortunate" che prima dei 60/65 anni non si sono mai fatte male nonostante carichi di lavoro impressionanti (ad esempio la scorsa settimana è venuto un nuovo cliente che ha 64 anni ed è al suo primo infortunio in "carriera" nonostante abbia corso la bellezza di 150 maratone).
Poi è chiaro che gli infortuni possono capitare per allenamenti errati, troppo carico, sovrappeso, poco riscaldamento, poco recupero e chi più ne ha più ne metta.
Mi chiedi il motivo per cui il runner medio ignora i segnali, è semplice, perchè la corsa diventa come una droga, si corre per stare bene e l'idea di fermarsi non piace a nessuno.
Non esiste ahimè un segnale "buono" rispetto ad uno "cattivo", ogni situazione andrebbe valutata personalmente con dei test di valutazione, quindi a distanza non si può dire ad una persona "fermati perchè rischi di" ...
Solo una cosa è sicura a livello fisiologico/funzionale che è sintomo di infortunio importante e che non VA MAI SOTTOVALUTATA, se avvertiamo un improvviso dolore muscolare tipo morso o fitta, lì abbiamo in corso un sicuro stiramento (se non peggio) e lì è veramente il caso di fermarsi subito, applicare ghiaccio ed eseguire un'ecografia di controllo per evitare di peggiorare.
Questo è l'unico caso in cui le avvisaglie non vanno ignorate (mi capita invece ad ogni gara che si avvicina qualcuno e mi dice: sai, l'altro giorno ho sentito un dolore improvviso, tipo un morso, quando corro mi fa male, che dici, posso gareggiare oggi magari andando un pò + piano ?). Ecco, questo si è masochismo puro. Proprio domenica ho incontrato un'amica che circa un mese fa doveva venire per un massaggio e poi è scomparsa, mi ha detto che aveva uno strappo e io le ho chiesto cosa ci facesse in gara, lei mi ha risposto: vabbè ma tanto ho corso poco in questo mese e oggi vado piano ... L'ho incrociata in gara e non andava piano affatto ...
Riguardo agli altri segnali, come detto è sempre difficile valutare a distanza, cmq si può riconoscere una contrattura senza grossi problemi, si avviene in allenamento, il dolore è graduale e aumenta man mano, se avviene post allenamento, si avverte una zona ben precisa che resta dura e non si rilascia, in questo caso non va applicato ghiaccio bensì calore, perchè il calore tende a far rilassare le fibre muscolari.
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Messaggio Da zivago Mer 16 Nov 2016, 15:02

Gaudente Pablo,
anche a me piace il Sangiovese drunken, ma più ancora, specialmente con la pizza INFORTUNI: "Il dolore è inevitabile ma la sofferenza è facoltativa" 2122470080  il Lambrusco.
Ho piacere che tu mi legga con interesse e, affatto, non mi disturba il non essere sempre condiviso.
Sulla concezione del running over 40 cogli anche te uno dei sui aspetti caratteristici: la corsa come medicina, come taumaturgica pratica per contrastare il declino fisico e, anche, per sorreggere lo spirito.
Praticare sport, e nello specifico il podismo, è cosa buona e giusta: così fanno benissimo tutti gli “anta” che corrono per mantenersi in forma e anche, perchè no, per togliersi qualche soddisfazione agonistica. Trovo tuttavia negativo, per il fisico e per la mente, essere ossessionati da quella che tu chiami “sindrome del runner”.
Ovviamente non generalizzo e nemmeno voglio essere, come tu hai detto, “categorico”…
zivago ha scritto:Io non ho convinzioni certe; per ora ho solo una (ce ne saranno tante) parziale spiegazione...
Riaffermo però che a vedere e sentire, fuori e dentro i forum, come certi ultra-quarantenni vivono il running, rimango sconcertato.
È giusto, caro Pablo, farsi consapevolmente del male per non rinunciare a una gara dilettantistica? È buona cosa fissarsi ossessivamente sul programma di allenamento? È ragionevole credere di poter correre sempre di più e andare sempre più forte? È normale esaltarsi o deprimersi, oltremisura, per una gara mancata o per un periodo di fermo forzato?

In bocca al lupo per la tua "Cangrande Half Marathon"…  curre curre guagliò ok
-----

Discorsivo castoro,
ho letto e apprezzato le tue considerazioni. In particolare mi sono annotato quella relativa ai dolori acuti e improvvisi.
Rimango dubbioso sul fatto che si debba continuare a correre, perché ne siamo dipendenti, anche quando il dolore è quasi cronico.
Non concordo sul fatto che il running “diventa come una droga”. Drogarsi è, appunto, alterarsi: cioè, nel nostro caso, diventare altracosa. Lo sport è libertà; è gioiosa espressione di forza e bellezza fisica; è consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti; è sobrio orgoglio per i successi e ragionata accettazione delle sconfitte… insomma tutt'altra cosa che un'ossessiva dipendenza.

Per quanto riguarda l'atteggiamento allo sport dei giovani, io ho una visione differente dalla tua: forse dipende dal fatto che frequentiamo ambienti sportivi diversi. In quelli che bazzico io ci sono giovani sportivi piuttosto attivi; alcuni di essi gareggiano anche a livello nazionale. Va da sé che questi “puledri”, per la loro età e la loro esuberanza, siano molto grintosi, ambiziosi e competitivi. Tuttavia, rispetto agli over 40, io li vedo (il bene e il male è negli occhi di chi guarda) più spontanei, meno impostati, più versatili nel concepire la corsa.
Certo, come tu dici caro Roberto, quando gareggiano sono, molto più di noi, concentrati sulla prestazione, il tempo, e la voglia di vincere; ma lo fanno in quel modo giocoso che vediamo anche nei meeting di atletica, nei galà dello sport e, appunto, nei giochi olimpici.
Insomma trovo che a molti (e non generalizzo) degli “anta runner” manchi o sia insufficiente la dimensione ludica dello sport; che vivano il running non come appassionante gioco ma come una prova sacrificale da pagare
castoro ha scritto:...tutti noi runners corriamo sopra il dolore, ci intestardiamo che prima o poi passerà da solo e tantissime volte l'ho fatto senza se e senza ma, senza mai nasconderlo o trovando scuse...
da sopportare a tutti i costi per dimostrare a se stessi e agli altri di essere incrollabili, di essere, in senso metaforico, “immortali”.

Per gli accertamenti clinici a cui ti stai sottoponendo... un “in bocca al lupo” anche a te, incrollabile còcce. ok
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Messaggio Da differentgear Mer 16 Nov 2016, 15:16

Io se corro lo faccio per sfida con me stessa e i miei "limiti". Corro perchè mi piace, perchè guardo il panorama che mi trovo davanti. Domenica la mia amica mi ha "sgridata" perchè ai ristori mi fermo ... eccerto mica arrivo prima e allora? Mi fermo che poi a me sembra il necessario per bere e sgranocchiare qualcosa, faccio due chiacchiere con i volontari e dal momento che tempi non ne faccio sinceramente mi va bene così. Le ho detto che se vuole lei può andare. In gara guardo anche il panorama, caspita ci sono di quei posti fantastici!
Domenica ho sentito un fastidio al ginocchio ma se avessi camminato come quel tipo della BIT io sinceramente mi sarei fatta portare giù dall'organizzazione e non avrei terminato la gara.
Anche io i giovani li vedo più competitivi anche se è vero che ci sono dei runner che veramente sono tremendi. Ne ricordo uno ad una gara col quale avevamo corso praticamente tutta la gara "assieme" e a due passi dall'arrivo ha scattato per arrivare prima :/ non commento nemmeno ... contento lui Very Happy
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Messaggio Da rikchecorre Sab 19 Nov 2016, 17:08

La mia opinione sull'argomento l'avevo già espressa in un recente passato e non mi ripeto, anche perché è grosso modo coincidente con quelle bene espresse dal cocce e da Pablo...
mi limito a segnalare un modo abbastanza singolare di "infortunarsi" per un podista...
guardate cosa è successo a questo atleta durante una campestre in Pennsylvania (USA) Shocked

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Messaggio Da differentgear Lun 21 Nov 2016, 08:31

accidenti poverino!!!
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